Pensieri con vista.

Sola al castello, la città che si mostra davanti a me - e Gaia di Leon Faun nei miei auricolari. 

La prima cosa che incontra il mio sguardo è proprio Superga, che in questa giornata grigia di metà luglio appare timida, quasi sfocata in lontananza. 

Tutto mi ricorda te. Ovviamente, aggiungerei. Sei ancora il pensiero in cui mi rifugio nei momenti di debolezza, quando i ricordi arrivano come un abbraccio caldo. 
Sono seduta da sola sul muretto a guardare il paesaggio ed è un attimo a ritornare a marzo, quando eravamo liberi di girare, vestiti pesanti e vicini per scaldarci quassù mentre ti spiegavo perché amavo questo posto. Il motivo principale non ero stata in grado di dirtelo, ma adesso lo capisco bene: sono qui, ora, da sola e ad ascoltare musica che mi ricorda di te - ma sto bene. Il tempo passa e io dovrei andare a casa (e magari lasciare alla coppia vicino a me più intimità) ma non voglio abbandonare questa sensazione di tranquillità che mi pervade da quando sono arrivata. 

Qui ci vengo spesso, ma questa è una delle prime volte dove mi guardo intorno senza paura di essere inondata dai ricordi. E poi certo che guardare dritto davanti a me, verso lo stesso spezzato di Torino che tanto ci piaceva guardare in silenzio dal Monte dei Cappuccini, fa male. Come lo fa girare lo sguardo verso lo stadio di quella squadra che tanto ti piace, ma non mi interessa davvero. È una sensazione strana, quasi come se stessi guardando in faccia tutto il dolore che ho provato negli ultimi tempi e l’avessi ridotto a questo paesaggio. 

Paesaggio che, pensandoci bene, mi rappresenta più di quanto creda. 

Il sole e le nuvole si alternano, illuminando alcune parti e oscurandone altre, proprio come succede alle mie giornate. E se giro la testa a destra, lontano lontano, lì non ci sono nuvole, solo un sole pieno a dare le ultime ore di luce alla città. 

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