Ho compiuto vent'anni e continuo a non capire niente.

Ad accettare me stessa. A vivere nella ressa senza avere paura, imparare a differenziarmi per chi sono e a trovare chi sa apprezzarmi per questo. 

Ho compiuto vent'anni e niente è cambiato. O almeno, così mi piace credere.

Ho la sensazione che qualcosa dentro di me si stia smuovendo, dopo quasi un mese la mia tristezza sembra affievolirsi e ritirarsi per lasciare spazio ad altro.
E' quel momento che, dopo tanta sofferenza, ti porta alla consapevolezza di essere sulla strada giusta e comincia ad introdurre un piccolo pensiero nella tua testa: "forse sto meglio".

Io però quel forse lo voglio mantenere, perché so che una parte di me si rifiuta di staccarsi da questi sentimenti - sì, negativi - ma ormai familiari. Perché io forse sto meglio, ma lo penso ancora. 

Forse le novità alle quali sto andando incontro hanno avuto la meglio nella mia mente, portando aria fresca. 
Forse la fine degli esami mi alleggerisce di un peso più grande di quanto pensassi.
Ma è strano, cosa viene dopo la tristezza? Cosa ne rimane, oltre i sentimenti che ancora provo per lui? 

Qual è il nuovo gradino? A primo impatto, mi verrebbe da dire la rassegnazione - quella che prima tanto vantavo di avere ma che in realtà neanche vedevo lontanamente. 
Quasi come se il mio cuore si fosse messo l'anima in pace, della serie "che ci vuoi fare, tu e Vittorio avete preso questa decisione e devi andare avanti", ma io non volessi permetterglielo. Quasi come a volerlo ancora cercare nelle piccole cose, nei testi delle canzoni o nei miei ricordi, o persino per strada il sabato sera. A non volerlo lasciar andare, forse a preferire continuare ad essere legata all'idea di lui, della persona che era all'inizio - e non di quella che mi ha lasciato così, di quel ragazzo così bravo da tirare fuori una nuova parte di me, così spensierata e bella.

Ho compiuto vent'anni e continuo a non capire niente. 

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